I canti dell'emigrazione

 Noi cercheremo di approfondire questo argomento tramite i canti popolari, che hanno, appunto, come tema l'emigrazione. Durante il periodo in questione, vengono composti canti che trattano le vicende, i problemi, gli stati d'animo delle persone che fuggono per cercare fortuna. Sono canti anonimi e qualcuno d'autore, nati nelle mille situazioni nuove che si pongono a chi deve prendere questa grave decisione, alcuni sono simili nel loro contenuto, come nel "Canto della fienagione", " America lontana e bella", "E tutti va in Francia", (tutti e tre anonimi); in essi viene descritto lo stato di fiducia e di incoscienza estrema dell'emigrante, il quale con tutte le sue forze spera nel viaggio di trovare una sistemazione migliore di quella attuale.

In altri, come in "Addio addio amore" (di anonima abruzzese) viene trattato il problema della distanza dalla famiglia, dai cari luoghi, il ricordo porta nell'animo del viaggiatore un sentimento di malinconia.

In altri casi la canzone si ispirava a fatti precisi, realmente accaduti, come "Il Sirio". Il Sirio era una nave, la canzone di anonimo piemontese, narra di una dolorosa vicenda della grande emigrazione italiana. Il Sirio dopo essersi incagliato in uno scoglio, affonda tra le forti grida delle persone a bordo, ma c'è una voce che sovrasta le altre, quella di un vescovo che benedice i passeggeri, unica magra consolazione religiosa in tanta desolazione.

Ci sono poi canti più strettamente legati alle migrazioni dei contadini settentrionali verso l'America meridionale, nella seconda metà del secolo scorso; alcuni sono creazioni nuove, altri sono adattamenti di più antiche canzoni ai temi dell'emigrazione.

Anche "Mamma mia dammi cento lire" (anonima) tratta una storia vera, in essa si narra di una figlia che vuole lasciare la madre e sposare il suo innamorato, partendo con lui per l'America. Il titolo deriva dal fatto che la figlia chiede alla madre cento lire per partire, la madre, nonostante sia contraria, la lascia andare. Il bastimento su cui viaggiano, sarà inghiottito dal mare e la sposa muore. Questa canzone costituisce una vera e propria leggenda, nasce in Piemonte da anonimo verso il 1850, ha avuto diverse versioni alcune attribuite al Nigra e al Senigallia. Una delle primigenie versioni veniva pubblicata come "La maledizione della madre". C'è una figlia che vuole sposare un uomo importante, il re di Francia (o un altro personaggio), la madre glielo vieta e la figlia disobbedisce. Così attraversando un fiume per raggiungere il futuro sposo muore.

Nell' "L'emigrante" viene trattato il vero e proprio momento della partenza verso una meta che dovrà accogliere e far arricchire quel tanto che basterà per poter tornare a casa e mantenere la famiglia. Ma l'arrivo, non è così, non c'è nessuno che offra nulla, l'emigrante si deve creare tutto da solo.

 Nel canto anonimo padano "Quaranta giorni di nave" viene trattato l'impatto, violento, dei "conquistatori" arrivati nel nuovo continente. E' una triste canzone di origine contadina, molto diffusa in varie versioni, che ci testimonia le costrizioni di vita passate dai nostri emigranti. In questa è racchiusa la sofferenza di uomini che, obbligati ad espatriare per andare in America, viaggiano in condizioni penose (...come le bestie abbiam riposà...) e non trovano al loro arrivo nessuna facile soluzione ai problemi elementari del vivere umano. Tanta amarezza, ancora all'arrivo in America che non promette nulla di bello e al tempo stesso l'orgoglio di sapere che grazie alle proprie abilità e competenze quello stesso paese diventerà più ricco.

"Mannaja all'ingegneri", scritta da un anonimo calabrese, tratta la presa di coscienza finale dell'emigrato. L'America, che sembrava sorella diventa fonte di ingiustizia e di tutte le calamità.

 In "Tutti mi dicono Maremma" , di anonimo toscano, si parla dell'inizio del secolo, ma più precisamente del 1908 quando fu pubblicato la prima volta. E' un canto sociale e anche politico, riflette quel fenomeno endemico che è sempre stato la migrazione interna in cerca di lavoro, veniva anche cantato dai montanini toscani che un tempo emigravano stagionalmente nelle maremme per lavorare; a volte prendevano delle malattie che li uccideva.

Nella canzone "Addio Lugano bella" viene affrontato il problema di chi deve cercare asilo in qualche paese straniero, lasciando la propria patria per motivi politici. Questa canzone è stata scritta da Pietro Gori, che in quanto sospettato anarchico, dopo l'attentato di Caserio, deve sottoporsi al domicilio coatto e per questo si rifugia in Svizzera. Ma viene arrestato dalla polizia elvetica e incarcerato, qui scrive questo canto.

 

 

Testi delle canzoni